Termina qui, nella piccola Chiesa di Santa Maria Assunta di Vitoio, frazione di Camporgiano, il viaggio di Pietro da Talada da Rocca Soraggio, a Borsigliana, a Sant’Anastasio.
E’ una Chiesa molto antica ricordata in più documenti dell’alto Medioevo, prima del Mille, nell’archivio arcivescovile di Lucca.
E, ancora, purtroppo, siamo di fronte ad un’opera smembrata facente parte di un Trittico di cui rimangono solo le due parti laterali. La parte centrale originaria che rappresentava la Madonna dipinta è andata perduta ed è stata sostituita da una statua della Madonna stessa col Bambino, datata al '500.
Tuttavia, la suggestione rimane forte.
Le due parti laterali raffigurano, a sinistra, Sant’Antonio da Padova, in abito da monaco e con un cuore fiammeggiante in mano e San Pietro con le chiavi e il libro ed, a destra, San Giovanni evangelista, di profilo, e San Domenico intento a leggere un libro aperto.
Vitoio è un borgo sul versante apuano e lì giunse, nel Quattrocento, venendo dall’Appennino, Pietro da Talada, nato a Talada, piccolo villaggio montano come Vitoio. Portava con sé il suo sapere, la sua trasgressione e la sua identità locale che tradusse nelle sue opere in cui impresse la sua stessa terra: il rosso che usò, anche a Vitoio per fare i mantelli di Pietro e Giovanni è derivato dall’Erba Robbia (la Rubia Tinctorum) un’erba spontanea delle tante montagne che vi circondano.
Testo redatto dal Prof. Fabio Baroni