Dopo Rocca Soraggio e Borsigliana, il viaggio ci porta alla Chiesa di Sant’Anastasio, nel paese che ha lo stesso nome, frazione di Piazza al Serchio.
Siamo di fronte al Trittico quattrocentesco non di Pietro da Talada ma di Bernardino dal Castelletto, pittore di probabile origine milanese ma vissuto tanti anni in queste montagne.
L’opera è grandiosa, imponente e completa.
Quattro alte guglie dipinte d’oro la dividono in tre parti. Al centro, più in alto, il Padre Eterno. Sotto di essa, un Gesù Cristo molto umano, nudo, in pietà. Ai suoi lati, l’Annunciazione con l’Angelo (a sinistra) e la Madonna (a destra).
Più sotto c’è il cuore del Trittico.
Al centro la Vergine Maria, leggermente triste, rivolta verso il Bambino che tiene in grembo, sulla gamba sinistra. Gesù benedice chi gli è davanti con la mano destra e le due dita alzate.
La Madonna è in trono, entro una nicchia dorata con una cuspide e due guglie e le stanno accanto, alla sua sinistra, Sant’Antonio Abate con il bastone a forma di T maiuscola e la campanella, e Sant’Anastasio, con in mano un libro aperto e lunghi capelli rossi, un particolare che ritorna anche in altre opere di Bernardino. Alla destra della Vergine, Santo Stefano e San Cassiano.
La base, la predella, dipinge i 12 apostoli, scanditi orizzontalmente in tre gruppi di 4 e fra i gruppi, come lungo le due guglie laterali, più santi, fra cui San Jacopo, San Ginesio e San Cristoforo, i santi della Via del Volto Santo e del Cammino Italiano di Santiago de Compostela che passano da qua.
Un particolare che torna anche nel Trittico di Vallico di Sotto è uno scorpione che emerge dal calice tenuto in mano dall’Apostolo Giovanni.
La suggestione dell’intera opera è straordinaria ed emozionante...
Testo redatto dal Prof. Fabio Baroni